Omelia del Parroco tenuta a braccio nella Messa solenne di Pasqua, trasmessa in streaming , 12 aprile 2020
Omelia del Parroco nella Messa solenne di Pasqua, trasmessa in streaming
12 aprile 2020
1. Respiro cattolico
Cari fratelli e sorelle, anche oggi, come ieri sera, ci uniamo spiritualmente al Santo Padre il Papa che sta celebrando la Messa di Pasqua in San Pietro, e ci uniamo al nostro Vescovo che sta celebrando in Cattedrale, e così, come già dicevo ieri sera, il nostro respiro diventa subito cattolico, diventa cioè un respiro che abbraccia il mondo intero. Unendoci al Papa e al Vescovo siamo uniti a tutte le comunità del mondo e siamo unite a tutte le comunità della nostra diocesi.
Sempre, ogni momento, ma soprattutto a Pasqua dobbiamo avere un respiro ampio e uno sguardo grande come il mondo, perché la Pasqua è per tutto il mondo. Come dicevo ieri sera, se Cristo non fosse risorto egli sarebbe rinchiuso nel passato e non avrebbe nulla da dirci, se non qualche parola di conforto o qualche grande esempio. Ma la resurrezione ce lo rende presente: egli è in mezzo a noi. Il Cristo risorto è il nostro contemporaneo, è contemporaneo di tutti i tempi e di tutte le generazioni. E’ contemporaneo di tutte le situazioni, anche di quella che stiamo vivendo in questi mesi ed è lui che dall'interno ci dà il coraggio, la forza per andare avanti. Coltiviamo questo grande respiro che nasce solo dalla risurrezione del Signore che fonda la nostra speranza. Sant'Agostino lo diceva: “La resurrezione di Gesù è il fondamento della nostra speranza”. Anche di quella di cui abbiamo bisogno in questi giorni, in queste settimane. Davvero la Pasqua è un respiro, è una prospettiva, è una luce che rischiara i giorni che stiamo vivendo.
2. Tre pensieri
Come ieri sera, anche oggi voglio lasciare a me e a voi tre brevi pensieri sul brano di vangelo.
Ieri sera abbiamo commentato e contemplato il brano di Matteo. Vi ricorderete che vi avevo lasciato tre pensieri: la tomba del Signore, il sepolcro del Signore; i piedi del Signore.
Anche oggi voglio lasciare tra i pensieri. Il primo pensiero è il buio; il secondo pensiero è la lettura ignorante nel senso etimologico del termine nel senso che l'ignorante è uno che non sa una cosa, e il terzo pensiero è la lettura intelligente e anche qui nel senso etimologico: intelligente è colui che legge dentro, intus legere.
3. Il buio
Vediamo innanzitutto il buio.
Abbiamo sentito nel brano di vangelo che il primo giorno della settimana Maria di Magdala si recò al sepolcro di mattino “quando era ancora buio”. Si tratta certamente un’annotazione di carattere temporale, ma questo buio indica anche la situazione in cui non solo Maria di Magdala ma anche i discepoli e anche noi possiamo trovarci. Situazioni di buio. E nel buio non si vede niente. Il buio ha proprio questa caratteristica: di non farci vedere niente. Il buio è qualcosa di opprimente. E’ qualcosa che ci impedisce qualsiasi prospettiva, tanto è vero che se ci mettiamo a camminare in una stanza buia dobbiamo andare a tentoni e andiamo a sbattere sicuramente da qualche parte. Ecco questo buio di cui ci parla il Vangelo, che sottolinea il fatto che Maria Maddalena va al sepolcro appunto quando è ancora buio, è un buio diremmo esistenziale, è il buio che connota la situazione dell'uomo in tutta la sua globalità, in tutte le sue epoche, anche la nostra. E’ qualcosa di trasversale: nel buio non si vede niente, nel buio non ci si può muovere perché se ci si muove si va a sbattere da qualche parte e ci si fa male: questa è la situazione Maria Maddalena che va al sepolcro quando è ancora buio.
4. La lettura “ignorante” del sepolcro vuoto
Maria Maddalena vede la pietra, che chiudeva l’imboccatura del sepolcro. Corre allora da Simon pietro e dall’ altro discepolo, “quello che Gesù amava” e che la tradizione identifica con Giovanni, e dice loro: “Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto”. Ecco, questa è la lettura “ignorante”: lettura ignorante del fatto che Gesù non è più nel sepolcro è questa: lo hanno portato via portato via. Già l'abbiamo sottolineato questo fatto ieri sera. Sappiamo che il sepolcro era guardato a vista dalle guardie quindi nessuno avrebbe potuto portar via il corpo di Gesù. Questa “lettura ignorante” intercetta tutte le letture ignoranti che noi facciamo di questo fatto: il sepolcro vuoto. Lungo la storia della Chiesa e del mondo - si sa - sono state date tante letture di questo fatto, già lo citavo ieri sera. Qualcuno di questo sepolcro vuoto ha dato una lettura singolare. Dice: “Ah no, il sepolcro è vuoto solamente nella fede, invece il sepolcro contiene il corpo di Gesù. E’ la fede dei credenti che ritiene che sepolcro sia vuoto, ma in effetti non è così. Qualcun altro dice invece: “Ma no, il sepolcro è vuoto nel senso che Gesù è risorto nella misura in cui i cristiani fanno delle opere buone, soccorrono i poveri, li aiutano; lì sì che il Signore è risorto. Questa cosa è vera: i cristiani che aiutano i poveri, che si fanno solidali sono testimoni della risurrezione, ma ciò non significa che il risorto è presente semplicemente nelle opere buone dei cristiani quando il suo corpo invece sarebbe – per costoro che pensano così – ancora nel sepolcro. Quante letture “ignoranti” si danno del sepolcro vuoto. Per tutti costoro che il sepolcro sia vuoto in definitiva non interessa. Ma se il sepolcro non è vuoto, la resurrezione è una fandonia; se il sepolcro non è vuoto, non posso neppure dire che Cristo è risorto nella mia fede, perché in questo caso la mia fede sarebbe un'illusione; se sepolcro non è vuoto non posso dire che Cristo è risorto semplicemente nelle opere buone dei cristiani, perché questa é filantropia. Che differenza c'è tra un cristiano che fa le opere buone e chi fa le opere buone senza credere? In definitiva, se il sepolcro non è vuoto noi prendiamo spunto da Cristo ma per parlare di altro, per affermare le nostre idee. La “lettura ignorante” del sepolcro vuoto alla fine mette in discussione la fede, anzi la trasforma in una teoria, in una favola che usa il Vangelo per accreditare altri modi di pensare. Ed è un’operazione opaca, anzi disonesta. Parafrasando San Paolo nella lettera ai Galati, si può dire di costoro: “Non avete più nulla a che fare con Cristo, voi che cercate giustificazione nella legge (in questo caso, nelle vostre teorie, ndr): siete decaduti dalla grazia” (Gal 5,4).
5. La lettura “intelligente” del sepolcro vuoto
C'è però la “lettura intelligente” del sepolcro vuoto. Maria di Magdala va ad annunciare a Pietro e all'altro discepolo che il sepolcro è vuoto. Il testo dice che Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. “Correvano insieme tutte e due”. Bellissima questa annotazione, perché chi giace nella “lettura ignorante” di cui ho detto prima non si smuove; Maria Maddalena poteva annunciare fin che voleva ma se ne sarebbero stati bei tranquilli, perché avevano già risolto la questione secondo le loro categorie di cui sopra ho già detto. Invece vedete qui questo movimento: Pietro e Giovanni corrono per vedere. Cari fratelli e sorelle, per incontrare il Signore risorto bisogna staccarsi, bisogna correre via, darsi da fare, bisogna rinunciare ai propri modi angusti di pensare … Abbiamo sentito: giunge per primo l'apostolo Giovanni, probabilmente perché era più giovane, ma non solo. C’è una lettura molto bella sotto questo profilo: l'amore arriva prima; è arrivato prima perché amava di più. Purtroppo non abbiamo tempo di vedere tutto. Arriva, guarda dentro la tomba, vede i teli posati, ma non entra: aspetta Pietro; l'amore, quando è autentico, attende l'istituzione, non fa a meno dall'istituzione. Sarebbe molto bello approfondire il rapporto tra carisma e autorità, tra amore e il ruolo di coloro che nella Chiesa hanno il divino mandato di guidarla, ma non ne abbiamo tempo. Pietro che seguiva Giovanni entra, vede il sepolcro vuoto, osserva i teli la posati e il sudario che gli era stato posto sul capo non posato con i teli ma avvolto in un luogo a parte (anche qui sarebbe bello approfondire ma non abbiamo tempo), allora entra anche Giovanni, l’alto discepolo che ha raggiunto per primo al sepolcro, e - dice il testo: “Vide e credette”. Ecco la lettura intelligente: vede e crede. Perché crede? Abbiamo sentito nel testo: “Non avevano ancora compreso la Scrittura, che ciò egli doveva risorgere dai morti”. Vede e crede secondo la parola della Scrittura, secondo la parola di Gesù il quale aveva detto: “Io risorgerò”. Il sepolcro vuoto non si legge secondo le nostre categorie, ma si legge secondo la parola di Gesù. E in definitiva, che il sepolcro è vuoto perché Cristo è risorto lo si capisce solo se si sta lungamente in comunione con lui. Non per niente “vede e crede” il discepolo che lo ama. Solo chi ama e sta lungamente con il Signore nella preghiera e nel silenzio sente dentro di sé il fuoco che, con un roveto ardente che brucia e non si consuma, dice: “Sì il Signore è risorto”. Non è auto-convincimento ma fede nella sua parola, che ci dona quella che possiamo definire la “chiaroveggenza dell’amore”. Ecco la lettura intelligente. Il buio, la “lettura ignorante”, la “lettura intelligente”. Chiediamo all'apostolo Giovanni, l'aquila, di darci lo stesso spirito con cui egli ha visto e ha creduto; chiediamo l'apostolo Giovanni che interceda per noi perché nel silenzio della preghiera, dello studio della Parola, della lettura orante della Scrittura si accenda davvero nel cuore di ciascuno di noi questo roveto di un fuoco che brucia ma non consuma e ci convince che Cristo è risorto, la nostra speranza, colui che incontriamo anche oggi nel pane dell'Eucarestia, nel volto dei fratelli, nelle sofferenze che vogliamo aiutare ad alleviare, sapendo che davvero Cristo è risorto e la speranza ha un nome e una prospettiva.