SE NON VI CONVERTITE …
SE NON VI CONVERTITE …
Cari fratelli e sorelle,
leggiamo nel Vangelo di Luca al cap. 13 che un giorno si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei che Ponzio Pilato aveva giustiziato, facendo scorrere il loro sangue insieme a quello dei sacrifici che offrivano nel tempio di Gerusalemme. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo». Che cosa vuol dire il Signore con queste affermazioni così forti? Ci vuol dire che non c’è correlazione immediata tra peccato e disgrazia. Detto in altri termini, quei Galilei giustiziati da Pilato e i poveretti schiacciati dalla torre non sono morti perché avevano più peccati degli altri. Applicando queste parole alla nostra situazione: ciò che ci è capitato con questo contagio, che ha provocato così tanti morti e tanti malati, non è un punizione divina perché noi siamo peggio degli altri. Tuttavia, ciò che ci è capitato deve aprirci gli occhi e condurci ad una verifica seria sulla nostra vita. Insomma, ciò che si è verificato deve indurci a cambiare, a convertirci, appunto. La conversione fondamentale è quella di “tornare a Dio”. Il ritorno a Dio segna la direzione di un’intera vita. E non si tratta innanzi tutto di “cose” da fare, quanto piuttosto di cambiare prima tutto il modo di pensare, di “ricostruire il pensiero” a partire dalle parole del Vangelo, ritenendo la forma evangelica del vivere come la più umana, la più sensata, la più promettente in tutti i settori del vivere, nessuno escluso, anche, per fare un esempio, quello economico, che sembra essere così impermeabile al Vangelo. Dopo aver operato questa “ricostruzione del pensiero”, che è molto laboriosa (pensiamo solo a ciò che ci domanda il Signore, quando ci dice di amare i nemici e di fare del bene a chi ci fa del male), occorre fare delle “scelte”, dare vita cioè a delle prassi secondo il pensiero ricostruito. Ci aiutano senza dubbio i dieci comandamenti sui quali è necessario interrogarci in quella prospettiva di compimento che troviamo nel “discorso della montagna” che leggiamo in Matteo (non solo le beatitudini, ma anche tutto ciò che Gesù dice di seguito. Vi invito, pertanto a leggere e a meditare i capitoli 5, 6 e 7 del vangelo di Matteo). Ricostruzione del pensiero per un modo di vivere veramente da discepolo è la conversione a cui dobbiamo mettere mano, in questo tempo di quaresima così singolare. Voglio concludere riportando una parte di un messaggio inviatomi da un nostro fratello che si trova in ospedale. Esso lascia emergere a mio giudizio come da questa situazione drammatica che stiamo vivendo tanti fiotti di luce nuova possano giungere a ciascuno di noi. Dice il messaggio: “ … siamo in un momento che solo con la preghiera possiamo pensare di risollevare. Sono in ospedale e le assicuro che non conoscendo nessuno e non potendo vedere nessuno viene fuori un attaccamento umano alle persone che ti girano intorno alle quali affidi il tuo copro e la tua speranza, e questa si chiama fiducia nel prossimo. Le assicuro però che c’è tanta brava gente al nostro servizio e penso che tutta questa umanità trova forza nella fede. In queste occasioni ti poni domande e cerchi delle risposte che rimangono un po’ sospese ma l’umanità qui intorno è forte, vera e ben sostenuta. A presto. Mentre auguriamo pronta guarigione a questo nostro amico e a tutti gli altri fratelli e sorelle che sono alle prese con la malattia, traiamo motivo di riflessione anche da questa testimonianza e procediamo nel cammino della quaresima e della vita approfittando in bene del tempo che ci viene dato. Vi ricordo tutti nella preghiera con tanto affetto e con me don Manuel, don Gino e don Abele.