Omelia del parroco nella S. Messa della prima domenica di Quaresima, 1° marzo 2020, trasmessa in streaming

  • 01/03/2020
  • Don Gabriele

1. Cari fratelli e sorelle,

come ogni anno, la quaresima inizia con la meditazione della pagina evangelica delle tentazioni del Signore. Dopo il battesimo nel Giordano, Gesù viene condotto – notate – dallo Spirito nel deserto. Il luogo della tentazione diventa il luogo della scelta, il luogo dell’esercizio della libertà, che ci contraddistingue come uomini. Anche Gesù – vero Dio e vero uomo – è stato posto nella condizione di “scegliere”. E di nuovo, nel Getsemani, egli dovrà scegliere, provando un’angoscia che lo farà sudare sangue, fino a quando la sua libertà si estenderà ad abbracciare la volontà del Padre. Quindi la tentazione – in sé – non è un fatto negativo; è una prova; un modo per capire, come dice l’AT “ciò che abbiamo nel cuore”.

La prima tentazione di Gesù riguarda il pane, il cibo. Abbiamo già meditato insieme più volte il fatto che la tentazione più forte giunge quando si è più fragili. Avete sentito il testo: “E dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, ebbe fame”. Si tratta di quella condizione nella quale, superata l’abitudine al digiuno, si scatena una bramosia tale in forza della quale non si sa più cosa offrire in cambio, pur di mangiare. E’ in questo momento in cui Gesù viene tentato: “Se sei Figlio di Dio, di’ che questi sassi diventino pane”. Si tratta di una tentazione sottile, insinuante, profondissima. Detto in altri termini, il diavolo sta dicendo a Gesù: “Risolvi il problema del pane”. Puoi mangiare tu e possono mangiare tutti. Usa la tua potenza, che ti deriva dall’essere Figlio di Dio, per risolvere il problema del pane, perché – sta dicendo il diavolo – questo è il vero problema: soddisfare i bisogni, e tra i primi c’è quello di mangiare. Detto in altri termini: se tu non soddisfi i bisogni che Dio sei? A che cosa servi se non soddisfi i bisogni? Con questa tentazione il diavolo rivela che cosa è l’uomo per lui: uno stomaco; dove “stomaco” sta ad indicare tutti i bisogni dell’uomo. Tenuto conto che l’uomo si crea continuamente nuovi bisogni, la richiesta che noi facciamo a Dio affinché si dimostri tale è in continua crescita. Se non esaudisci questo mio bisogno, io non credo in te; tu non esisti. Ognuno di noi può scovare nel proprio cuore quali sono i “bisogni” in forza dei quali tenta Dio.

A questa tentazione il Signore Gesù risponde, infatti: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”. Gesù, cioè, ci dice che Dio non è il lusso dei ricchi, di quelli che hanno la pancia piena. Gesù dice al diavolo che il problema del mangiare non si risolve con il miracolo, ma con l’ascolto della parola di Dio che invita alla condivisione. Ed è quello che poi egli farà nell’Eucaristia: donando se stesso moltiplicherà il pane per tutti. Infatti l’Eucaristia è la vera moltiplicazione del pane, che continua ancora oggi. L’Eucaristia è la vita donata di Gesù, che impegna anche noi, che di essa ci nutriamo, a fare altrettanto. Il problema del pane, della fame nel mondo, non si risolve con i miracoli, ma cambiando il nostro cuore, affinché sia in grado di condividere: allora il pane addirittura avanzerà!

2. Non voglio commentare le altre due tentazioni, la cui struttura interiore è comunque simile alla prima.

Mi limito a concludere questa breve riflessione ponendo a me e a voi alcune domande sulle tentazioni che possono essersi affacciate in questi giorni:

- Come sto vivendo la situazione originata dal contagio e dalle relative limitazioni?

- La considero solo come una sciagura oppure ne approfitto per dare un’occhiata dentro di me, per vedere come sono vissuto fino ad ora?

- Ho assecondato in qualche modo la tentazione che mi diceva che Dio non si interessa di me/di noi?

- Ho assecondato pensieri di tristezza, che è l’elisir del demonio?

- Ho assecondato la tentazione della rabbia?

- Mi sono lasciato andare a considerazioni ciniche o fataliste?

- Ho cercato il colpevole o i colpevoli di questa situazione covando vendetta in cuor mio nei loro confronti?

- Mi sono lasciato prendere dalla tentazione che anestetizza nei confronti degli altri, cosicché non mi sono curato dei miei vicini, per sapere se stavano bene, soprattutto se anziani o soli?

- Ho riflettuto sui “virus” che spesso hanno contagiato la mia vita e, tramite me, la vita degli altri, che sono i vizi cosiddetti capitali: superbia, accidia, lussuria, ira, gola, invidia, avarizia?

- Soprattutto su quello più potente che è l’amore di sé fino al disprezzo di Dio e degli altri?

Affido a me e a voi, cari fratelli e sorelle la riflessione sulle tentazioni che in questi giorni potrebbero essersi affacciate.

3. Ora continuiamo nella celebrazione dell’Eucaristia: essa, rinnovando il sacrificio della croce e della risurrezione del Signore, che è il grande esorcismo del mondo, crea in noi lo spazio dell’adorazione. Gesù, rispondendo all’ultima tentazione del demonio, che gli promette di dargli tutti regni della terra se si prostra e lo adora, risponde che solo Dio deve essere adorato. Sappiamo che la parola adorazione, significa, letteralmente portare alla bocca, cioè “baciare”; l’adorazione è dunque un atto di amore. L’Eucaristia, essendo spazio di adorazione, è spazio di amore. Viviamola così, anche se voi non potete comunicarvi, nell’attesa di poterlo fare – speriamo – tra non troppo tempo.

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