OMELIA DEL PARROCO NELLA MESSA DELL’ULTIMO GIORNO DELL’ANNO 2019 (Prima Parte)

  • 11/01/2020
  • Don Gabriele

OMELIA DEL PARROCO NELLA MESSA DELL’ULTIMO GIORNO DELL’ANNO 2019 (Prima Parte)

Cari fratelli e sorelle.

1. Sono le ultime ore del 2019. Se ne va un altro anno carico di aspettative, di eventi, di successi, di fallimenti, di vittorie della grazia e di peccati. Un’altra pagina del libro della storia e del libro della vita di ciascuno di noi che si volta. Può essere che faccia capolino un po’ di malinconia, un po’ di tristezza, soprattutto in coloro che in quest’anno hanno visto allontanarsi qualcuno dei propri cari, che è tornato alla casa del Padre, o in quanti hanno visto la propria famiglia cedere sotto il peso delle incomprensioni o in chi non è stato risparmiato dalla malattia. Avvolgiamo tutti del nostro affetto e della nostra preghiera. Fra poche ore inizierà un nuovo anno: guardiamolo con fiducia come tempo donatoci da Dio per “le opere buone che Egli ha predisposto affinché le praticassimo” (Ef 2,7). Dentro il tempo è nato l’Eterno e così lo ha sottratto a Kronos – il dio che la mitologia aveva creato per descrivere l’ineluttabilità del trascorre del tempo che divora la nostra vita – trasformandolo in Kairos, cioè tempo di salvezza. Sicché lo scorrere dei giorni non ci spaventa più perché ci ricorda che la “nostra patria è nel cielo”, cioè c’è un futuro buono che ci attende. E così siamo pieni di speranza.

L’Eterno è nato nel tempo dalla Vergine Maria, che noi oggi veneriamo Madre di Dio: a lei, alla quale abbiamo consacrato la nostra parrocchia il 6 ottobre scorso, guardiamo come stella, secondo la celebre invocazione di San Bernardo, per non smarrirci e per non disperare.

2. L’Eucaristia, che è sempre rendimento di grazie, raccoglie in sé la gratitudine per tutti i doni che il Signore ci ha fatto nel corso di questo anno. La capacità di dire “grazie” ci qualifica come persone “pensanti”, gente che si accorge di essere continuamente gratificata da una serie di doni a dir poco impressionante. La capacità di dire “grazie” appartiene all’età adulta della vita, che riesce a percepire come l’intreccio delle relazioni, a partire da quella fondamentale con Dio, ci faccia oggetto – come scrive S. Paolo ai Colossesi – di sentimenti di tenerezza, di bontà, di grandezza d’animo, di solidarietà, di perdono. Non perdiamo la capacità di dire grazie perché essa ci sottrae alla tirannia del pensiero che “tutto ci è dovuto”, che ci impedisce di gioire per i doni ripetuti ma sempre nuovi. Non attendiamo di non averli più questi doni per renderci conto di esserne stati così largamente gratificati.

3. Rendiamo grazie, innanzi tutto, per la vitalità della Chiesa di Dio, sposa amata del suo Figlio, sempre animata e sospinta sul mare della storia dal soffio dello Spirito Santo. Ecclesia semper reformanda; cioè la Chiesa si deve sempre riformare. Anche oggi quindi Essa è impegnata in questo processo: a volte sotto l’impietoso scalpello dell’opinione pubblica, non sempre sufficientemente informata, la quale, tuttavia, “tenendoci – per così dire – sulla corda”, ci sospinge ad essere sempre più secondo il Vangelo. D’altra parte, lo sforzo che la Chiesa sta facendo per purificarsi al suo interno diventa invito ad altre organizzazioni affinché si sforzino anch’esse a purificarsi e a diventare trasparenti, rifuggendo dalla tentazione moralistica di scaricare su un unico capro espiatorio problemi che riguardano in maniera trasversale ogni agglomerato umano, a partire dalle singole famiglie, anche in maniera molto più accentuata (continua).

Ultime News

18/04/2025

Omelia del Parroco durante la Missa in Coena Domini

12/04/2025

LA VIGILANZA DEL GIOVEDI’ SANTO PER COMBATTERE L’INSENSIBILITA’ VERSO DIO E VERSO IL MALE DEL MONDO

05/04/2025

IL PELLEGRINAGGIO GIUBILARE DI DOMENICA 6 APRILE ALLA CATTEDRALE

29/03/2025

FONDO DIOCESANO DI SOLIDARIETA’