SENTIRE O NON SENTIRE IL NATALE
SENTIRE O NON SENTIRE IL NATALE
Cari fedeli, il Natale del Signore sta ormai dinanzi a noi. Capita di sentir dire – da giovani, adulti e anche anziani – che “non si sente il Natale”. Non è qui il luogo di impegnarci in disquisizioni per cercare di individuare la radice di questo stato d’animo. Basti dire che le esse possono essere diverse: spirituali, morali, sociali, psicologiche … Restiamo semplicemente sul dato: “non sentire il Natale”. Tradotto significa più o meno: “non avverto alcuna emozione”. Qui sta l’inganno: se qualcosa non genera un’emozione la lasciamo perdere. Chiaramente le emozioni sono importati, ma una vita basata solo sulle emozioni non può reggere. Essa, infatti, sta alla superficie delle cose. E’ necessario andare oltre. Un esempio classico è quello delle relazioni affettive: all’inizio – generalmente – sono un profluvio di emozioni; il solo vedere la persona di cui si è innamorati provoca un tuffo al cuore … Ed è bello che sia così. Gradualmente poi – se la relazione è vera – all’emozione subentra la consistenza dell’amore, che vuole il bene dell’altra persona. Il “bene” è molto di più dell’emozione. Volere il bene esprime la “maturità dell’amore” ed è rivolto verso l’altro, l’emozione, invece, continua ad essere rivolta verso se stessi. Ora, applichiamo ciò che ho appena terminato di scrivere alla celebrazione del Natale. E’ bello che ci sia l’emozione, ma la verità del Natale non dipende dall’emozione bensì nella verità della cosa. Si può anche “non sentire” che Dio si è fatto così vicino a me da diventare un bambino – un Dio così umano! – ma è veramente successo. Ed è certamente più importante che ciò sia successo e io possa venire in contatto con questo fatto che mi può cambiare la vita, rispetto all’emozione. Se poi c’è anche l’emozione, tanto meglio, ma se non c’è ci metterò la mia volontà, ci metterò il mio bene e ciò è molto più importante. Insomma, bisogna far transitare il desiderio di emozioni, che esprime un amore ancora non maturo, a volere le cose e a viverle perché valgono in sé. Così si può e si deve celebrare il Natale. E’ il mio augurio per tutti: un Natale voluto, tramite la partecipazione alla liturgia della Chiesa che lo fa rivivere nella sua verità, tramite la confessione che predispone la nostra vita ad accogliere il dono, tramite le opere della carità fraterna che segnano il nostro configurarci a Colui che per amore ha dato tutto se stesso. Auguri con tutto il cuore!