Omelia del parroco nella Messa delle Ceneri trasmessa in streaming

  • 27/02/2020
  • Don Gabriele

1. Cari fratelli e sorelle, grazie al collegamento che abbiamo creato, possiamo trasmettere la celebrazione dell’Eucaristia col rito delle ceneri dalla nostra chiesa parrocchiale. Saluto con affetto tutti coloro che sono collegati, specialmente gli ammalati e quanti sono in “quarantena”. Il nostro pensiero va anche ai defunti e alle loro famiglie, così come ai medici e agli operatori sanitari, che sono in prima linea, alle istituzioni e alle forze dell’ordine.

Mai avremmo pensato di iniziare così la Quaresima di quest’anno. In ogni caso è iniziata e cercheremo di trarre un frutto spirituale nel viverla in questo modo. Questa mattina una parrocchiana, ironicamente, ha scritto che quest’anno la Quaresima coincide con quarantena; è una battuta, ma collegando le due cose ci vien detto che è possibile dare al periodo di isolamento i tratti caratteristici della Quaresima. Su di essi: la preghiera, il digiuno e le opere di carità ho scritto sul Notiziario parrocchiale, che vi dovrebbe essere comunque recapitato nel fine settimana, e poi sul sito web della parrocchia. In questa celebrazione, seguendo il suggerimento di papa Francesco nel suo messaggio quaresimale inviato a tutta la Chiesa, vorrei meditare brevemente su ciò che ci ha detto San Paolo nella seconda lettura, scrivendo ai Corinzi: “Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio”.

2. La prima cosa che notiamo è che abbiamo bisogno di essere riconciliati con Lui. Che cosa significa: forse che Dio è in collera con noi a causa dei nostri peccati e allora dobbiamo fare qualche cosa per rabbonirlo? Gesù ci ha insegnato che non è così quando ci ha detto nel Vangelo di Matteo, che abbiamo ascoltato giusto domenica scorsa, che il Padre fa sorgere il suo sole sui buoni e sui cattivi e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. E la stessa cosa, con altre parole, la spiega nella vicenda del cieco nato laddove i discepoli chiedono a Gesù se la condizione di cieco è dovuta ai suoi peccati o a quelli dei suoi genitori: “Né lui né i suoi genitori hanno peccato”, risponde il Signore. Mi preme sottolineare questa cosa perché qualcuno può aver pensato in questi giorni che la diffusione del virus sia una punizione da parte del Signore. Non siamo legittimati a pensarlo secondo la logica delle parole di Gesù, che ci rileva il cuore di Dio. Per questo domenica scorsa ho voluto impartire la benedizione con il Santissimo Sacramento a tutta la parrocchia e a tutto il nostro borgo: per rendere manifesto che Dio non maledice, ma benedice sempre i suoi figli, soprattutto se sono nella prova.

3. Che cosa significa dunque che abbiamo bisogno di essere riconciliati con Dio se non vuol dire che egli è in collera con noi e dobbiamo fare qualcosa per rabbonirlo? Se meditiamo bene, significa non che lui è in collera con noi, ma che noi ci siamo allontanati da Lui perché ci siamo fatti una falsa immagine di Dio. Per questo Paolo ci supplica di fare ritorno a lui con parole struggenti: “Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio”. Questa affermazione di Paolo fa quasi da contrappunto a ciò che egli scrive ai Romani: “Chi ci separerà dall’amore di Dio? ….. né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun'altra creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore” (Rm 5, 35. 38-39). Quindi non è lui che si è allontanato da noi; siamo noi che ci siamo allontanati da lui. Ed è vero. Se gettiamo uno sguardo complessivo sulla nostra vita non è forse vero che siamo stati spesso tentati di ritenere Dio nostro antagonista, un Dio dei divieti, un padre-padrone; non è forse vero che molte volte abbiamo vestito i panni e condiviso i pensieri dei due figli della parabola di Luca, alternando a volte il figlio minore e altre volte il figlio maggiore? Quanta distanza abbiamo infrapposto tra noi e Dio, accontentato con una preghiera fredda, con l’adempimento di un precetto, con una distratta opera di carità! Abbiamo davvero bisogno di riconciliarci con lui.

4. Ma come si fa? Notate che San Paolo non ci dice: “Riconciliatevi con Dio”, bensì: “Lasciatevi riconciliare con Dio”; ossia usa un passivo. Perché? Perché è Gesù che ci ha riconciliati con il Padre. Qui si profilano già, il primo giorno di Quaresima, la passione e la croce. Lo dice S. Paolo scrivendo ai Romani: “Noi siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo” (Rm 5,10). La riconciliazione è un atto di amore viscerale da parte di Dio, che chiede di essere accolto.

Ecco perché, cari fratelli e sorelle, la riconciliazione che Dio ci offre si realizzerà veramente in ciascuno di noi, come dice Paolo ai Filippesi, se avremo in noi i sentimenti di Cristo che ama il Padre di un amore infinito e noi di amore incommensurabile.

5. E’ l’invito che vi rivolgo per questa Quaresima così singolare: avere in noi i sentimenti di Cristo. Dove li conosciamo? Dal Vangelo. E dove sono resi evidenti questi sentimenti? Nell’Eucaristia: in essa sono presenti l’ultima cena, la passione, la morte in croce e la resurrezione. Se ripercorriamo, Vangelo alla mano (tutti e quattro gli evangelisti), questi momenti scopriremo i sentimenti di Cristo. Nella celebrazione dell’Eucaristia essi sono tutti lì, perché, come ci siamo detti più volte, l’Eucaristia non è stata istituita 2000 anni fa da Cristo e ora va avanti per forza di inerzia. Ogni volta che la celebriamo Cristo è lì per noi con tutta la sua persona, i suoi sentimenti, la sua vita. E nella comunione egli ce li partecipa affinché amiamo il Padre e i fratelli come ha fatto lui.

Buona Quaresima, cari fratelli e sorelle. Spero di rivedervi qui presto.

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