Omelia del parroco nella S. Messa per la Pace, 1° gennaio 2020

  • 02/01/2020
  • Don Gabriele

1° gennaio 2020

“Ti benedica il Signore

e ti custodisca.

Il Signore faccia risplendere per te il suo volto

e ti faccia grazia.

Il Signore rivolga a te il suo volto

e ti conceda pace”.

1. Nel primo giorno dell’anno risuona l’antica preghiera sacerdotale affidata da Dio a Mosè affinché la trasmettesse ad Aronne e ai suoi figli.

“Ti benedica il Signore e ti custodisca”. E’ la prima parte della preghiera; essa ci fa capire che la “benedizione” non è un rito magico o scaramantico; benedizione significa “essere custoditi da Dio”, entrare cioè nello spazio della sua custodia, della sua ombra, nello spazio del suo cuore. E’ la benedizione di un padre per i suoi figli. Quanto sarebbe bello che nelle nostre famiglie il padre riprendesse questa funzione di essere colui che benedice: benedice Dio, come fece Zaccaria per il dono di Giovanni, e benedice i figli, dando loro sicurezza perché sono custoditi nello spazio del suo cuore. Invito i papà che sono presenti questa sera a riappropriarsi di questa funzione di benedire i loro figli, tracciando, senza rispetto umano, una croce sulla loro fronte, tutti i giorni.

La seconda parte della preghiera dice che il Signore farà splendere il suo volto per te, per me. E la terza parte dice che il Signore rivolgerà il suo volto a te, a me. Che cosa significa rivolgere il volto se non cercare la relazione? Sì, Dio cerca una relazione con noi; non è il Dio lontano, perso nel suo mondo; no, egli rivolge il volto, mi interpella, mi vuole suo interlocutore, suo confidente. All’inizio del nuovo anno riapriamo una linea di credito nei confronti di Dio, riannodiamo la relazione interrotta, riprendiamo – o cominciamo – il dialogo tra Padre e figlio sul modello di Gesù. La preghiera sacerdotale dice anche che il Signore “farà splendere per te il suo volto”. Quando un volto splende? Quando è nella gioia. Ecco il volto di Dio splende per me e per te; tu ed io siamo la sua gioia. E’ tanto bello vedere il volto di un papà che brilla per suo figlio; succede quando si è orgogliosi del proprio figlio, quando vedi che cresce, che diventa uomo, che fa scelte di vita serie, allora il volto di tuo padre “brilla”; anche il volto del Padre nostro che sta nei cieli “brilla-splende” per ciascuno di noi.

Se questo è vero per tutti, lo è eccezionalmente per Maria, la Theotokos, la Madre di Dio, interamente coperta dalla benedizione divina, che in lei è stata così profonda da essere feconda. Nel suo grembo è stata concepita la Vita. Proprio per questo quando diciamo “vita” noi cristiani non usiamo un’astrazione, una nozione. Vita per noi non è un’idea, Vita è una Persona: è Cristo. Che cosa è la Vita? La Vita è la carne e il sangue di Cristo. E se la Vita è una persona, io la posso incontrare ed entrando in contatto con questa persona che è la Vita io ricevo la Vita. Questa è la fede dei cristiani. Ma senza quel grembo, senza la persona di Maria, senza il suo assenso, la Vita non sarebbe stata visibile, toccabile, come dice Giovanni, contemplabile, addirittura assaporabile nel sacramento dell’Eucaristia. Madre di Dio, Madre della Vita, Madre della mia vita, che è Cristo.

2. Tornando alla preghiera sacerdotale di benedizione, abbiamo sentito che la pace proviene dal fatto che il Signore ci guarda: “Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace”. Ma è necessario che volgiamo noi pure il nostro volto verso il Signore. Egli ci guarda col suo volto che comunica la pace ma è necessario che noi pure lo guardiamo. Stare dinanzi a lui e guardarlo a nostra volta genera pace. E qui siamo ad un punto di svolta: chi sta dinanzi al volto di Dio e si lascia guardare da lui e lo guarda non può più covare pensieri di violenza, di odio, di guerra, di sopraffazione. Ecco perché come è già stato detto autorevolmente uccidere in nome di Dio è un’aberrazione e una menzogna. Vuol dire che non si è mai stati dinanzi al suo volto e non ci si è mai lasciati guardare da lui.

La ricaduta sociale di tutto ciò è evidente.

Non per nulla proprio oggi celebriamo con tutta la Chiesa e tutti gli uomini di buona volontà la 53° Giornata Mondiale della Pace. Il Papa, nel suo messaggio, ci ha ricordato che la nostra comunità umana porta, nella memoria e nella carne, i segni delle guerre e dei conflitti che si sono succeduti, con crescente capacità distruttiva, e che non cessano di colpire specialmente i più poveri e i più deboli. E ci ha detto che la guerra … comincia spesso con l’insofferenza per la diversità dell’altro, che fomenta il desiderio di possesso e la volontà di dominio. Nasce nel cuore dell’uomo dall’egoismo e dalla superbia, dall’odio che induce a distruggere, a rinchiudere l’altro in un’immagine negativa, ad escluderlo e cancellarlo. La guerra si nutre di perversione delle relazioni, di ambizioni egemoniche, di abusi di potere, di paura dell’altro e della differenza vista come ostacolo; e nello stesso tempo alimenta tutto questo.

Il santo Padre offre quindi un itinerario per costruire la pace basato sulla memoria, che serve a non commettere più gli errori del passato; sulla solidarietà e la fraternità che mirano a superare le disuguaglianze che generano ingiustizia e quindi conflitti; sulla riconciliazione, ricordando la positiva ricaduta sociale del perdono; sulla cura del creato il cui sfruttamento sconsiderato danneggia soprattutto i più poveri (perché chi sta bene se la cava sempre), sulla speranza che guarisce la paura, spesso causa di conflitto.

3. Parlando della “conversione ecologica” il Papa aggiunge – citando la Laudato si – che per il cristiano, essa richiede di «lasciar emergere tutte le conseguenze dell’incontro con Gesù nelle relazioni con il mondo».

Una di queste è senza dubbio la compassione. Il Signore Gesù ha provato compassione per la gente che gli appariva come “pecore senza pastore”. Anche in mezzo a noi tanti fratelli e sorelle sono ridotti a questa stregua. Come non menzionare il fatto che – come facevo già presente lo scorso anno – molte famiglie sono attanagliate dalla piaga del gioco d’azzardo, senza che quasi nulla venga fatto per arginare questa autentica sciagura? Come non ricordare il fatto che il consumo di stupefacenti, anche tra i giovanissimi, non accenni a regredire, anzi sembra incrementarsi, mentre chi detiene la responsabilità della cosa pubblica a livello nazionale dibatte sofisticamente quale sia droga leggera e droga pesante, dimostrando di essere lontano mille miglia dalla vita della gente, in quanto, per esempio, più spinelli al giorno – definiti droga leggera – inducono senza dubbio una distorsione del reale e inclinano ad incrementare questa sensazione passando a sostanze più invasive?

Quest’anno vorrei anche segnalare un’ingiustizia in merito alla quale si reagisce poco. Mi riferisco al lavoro nei giorni di festa. Certamente la questione è complessa e non è questo il luogo di analizzarla nel dettaglio. Basti però menzionare il fatto che pretendere il lavoro nei giorni dei festa costituisce una violazione di uno dei diritti fondamentali della persona, che quello della libertà religiosa. Costringendo, infatti, a lavorare nei giorni festivi si impedisce al dipendente di soddisfare al suo legittimo diritto di rendere culto a Dio, partecipando ai riti della propria comunità religiosa.

Un’altra questione che mi sta a cuore è quella della denatalità. Anche in questo caso il discorso è molto complesso. Mi limito pertanto a segnalare solo la grossa mancanza di sensibilità da parte di quei datori di lavoro che in maniera diretta o indiretta fanno sapere alle proprie dipendenti che non tollereranno una loro gravidanza. Anche in questo caso siamo di fronte alla lesione di diritti fondamentali della persona umana.

Tornando brevemente alla questione della “conversione ecologica” a cui ci invita il Papa, vorrei sottolineare come essa riguardi anche la cura del microcosmo in cui viviamo, che è il nostro paese, il nostro borgo. L’attenzione a non lordare i marciapiedi e le strade con le deiezioni dei cani, con le cartacce, i pacchetti vuoti di sigarette lanciati dalle automobili, gli scontrini dei negozi, i mozziconi di sigaretta etc. sono il minimo che ci è richiesto; cominciamo a non far mancare questo minimo, questa che potremmo chiamare “ecologia minuta”.

La grossa questione dell’educazione delle giovani generazioni non smette di occupare la nostra mente e il nostro cuore. Avete visto che abbiamo distribuito un questionario alle varie fasce d’età, i cui risultati saranno a breve rielaborati, allo scopo di stendere qualche linea di pastorale giovanile e un progetto per l’oratorio. A proposito dell’oratorio, fra qualche mese, a don Manuel e ai volontari si dovrebbe unire la figura di un educatore professionale. Soprattutto sono contento di rendervi partecipi che verso la fine dell’estate avremo ancora tra noi stabilmente una comunità religiosa femminile, ossia tre suore (una quarta nel 2021) provenienti dalla Colombia, il cui carisma, oltre alla cura delle giovani famiglie, degli anziani e degli ammalati, comprende anche la cura della pastorale giovanile. A tal proposito, se qualcuno avesse un appartamento da mettere a disposizione per queste suore gentilmente me lo comunichi.

La Vergine Maria, che oggi veneriamo con il titolo di Madre di Dio, ci convinca della necessità di stare dinanzi al volto di Dio, che dal momento dal giorno di Natale è il volto di Gesù, Principe della Pace. Ci sostenga e ci accompagni in questo nuovo anno; benedica il nostro desiderio di bene, ottenga per noi e per il mondo intero il dono della pac

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