CHE COSA E’ SUCCESSO IN FRANCIA? + PARALIPOMENI
CHE COSA E’ SUCCESSO IN FRANCIA?
Cari fedeli, che cosa è successo giovedì 11 luglio 2019 in Francia? E’ avvenuto in “omicidio di Stato”. Tutti ricorderanno le immagini strazianti della cattedrale di Parigi – Nostre Dame – in preda alle fiamme. Ebbene, qualcuno l’11 luglio scorso ha detto: “Una cattedrale d’umanità brucia sotto i nostri occhi”. A che cosa si riferiva? Proprio a ciò che ho chiamato “omicidio di Stato”. Vincent Lambert, ex infermiere di quarantadue anni, rimasto tetraplegico e in stato di minima coscienza dopo un incidente stradale nel 2008, è stato fatto morire di fame e di sete, dopo un’agonia iniziata il 2 luglio. Il 28 giugno di quest’anno, dopo un complesso percorso giudiziario, nel quale i genitori di Vincent lottavano affinché il loro figlio non fosse fatto morire, la Cassazione, ossia la suprema corte della Repubblica Francese, sollecitata da due ministeri, dunque dal governo, divenuto parte in causa, ha deciso che fosse sospesa la nutrizione e l’idratazione, che avveniva tramite peg (Gastrostomia Endoscopica Percutanea), ossia un ago-cannula, posizionato nella parete addominale, che alimentava e idratava costantemente Vincent. La battaglia giudiziaria andava avanti da sei anni, quando i più alti magistrati di Francia hanno deciso la morte di un loro concittadino. La Francia ha ignorato anche gli avvertimenti giunti a più riprese dal Comitato delle Nazioni Unite per i diritti delle persone con disabilità, che aveva chiesto a Parigi di impedire ogni decisione irreversibile sul paziente per permettere lo studio del caso in sede Onu. E così, decidendo sostanzialmente che l’idratazione e la nutrizione rappresenterebbero “accanimento terapeutico”, si è ucciso un uomo in nome di una cultura, che – al di là dei facili proclami – è sempre più incline allo scarto. Non solo: settori dell’opinione pubblica e associazioni varie hanno strumentalizzato la vicenda a favore della svolta eutanasica, che sempre più si sta imponendo. Anche in Italia. E’ necessario perciò sensibilizzare sul tema, tenuto conto che il Parlamento della Repubblica sarà chiamato ad esprimersi tra non molto. Qual è il centro della questione? E’ il valore della vita. Qualcuno ha fatto osservare che una vita che termina non è meno preziosa di una vita che sta nascendo, per cui si dovrebbe cercare di creare le condizioni affinché si possa vivere in un Paese nel quale nessuno avverta il peso insopportabile della vita al punto di richiedere decisioni estreme. Evidentemente qui si apre un ventaglio di questioni e di considerazioni che non possono essere in questo spazio neppure menzionate. C’è però un “nucleo” sul quale con ogni probabilità verterà il confronto culturale e parlamentare: fino a che punto la sospensione delle cure costituisce rifiuto dell’accanimento terapeutico, e da che punto configura invece un atto eutanasico? Un dato è certo, in base alla legge 219/2017 sulle Disposizioni anticipate di trattamento (le cosiddette Dat) anche in Italia, se il fiduciario è d’accordo e il medico non si oppone, a un disabile grave possono essere tolte nutrizione e idratazione assistite, facendolo – di fatto – morire di fame e di sete. Infatti la legge citata considera nutrizione e idratazione assistite “terapie mediche” per questo rinunciabili a norma di legge. Da qui, la domanda posta dalla Consulta al Parlamento: se un malato grave che dipende dal sondino può decidere quando morire, perché non si può riconoscere questa possibilità ad un paziente altrettanto compromesso solo perché non dipende da questo sondino che veicola acqua e nutrimento? Dinanzi a questo interrogativo la maggioranza in Parlamento è spaccata: da una parte il Movimento 5 Stelle che vorrebbe introdurre per tutti la possibilità di eutanasia e suicidio assistito, dall’altra la Lega che vorrebbe riportare l’idratazione e il nutrimento assistiti (col sondino, per intenderci) al rango non di cure mediche (che si potrebbero sospendere) ma di sostegni vitali, chiudendo così la falla della disuguaglianza di trattamento tra i malati che – a seconda della loro sottoposizione o meno al sondino vitale – possono decidere o meno quando morire. Questo è lo stato della questione. Come comunità cristiana dobbiamo restare vigili, affinché non si insinui il sottile e demoniaco pensiero che, in fondo, una vita che non esprime tutte le sue potenzialità non è degna di essere vissuta. Il rifiuto della fragilità genera pensieri e prassi perverse, di cui tutti noi siamo potenzialmente oggetti.
il vostro parroco
Don Gabriele
PARALIPOMENI
• La famiglia è una risorsa per una Nazione, non un peso: sembra però che il nuovo ministro della famiglia non se ne renda conto!
• La famiglia va promossa anche localmente con interventi mirati e lungimiranti: una comunità locale che mette al centro la famiglia, promuove il proprio futuro
• La parrocchia cerca di promuovere la famiglia in molti modi, anche – per esempio – con la Sezione Primavera dalla Scuola Materna Parrocchiale, che configura un vero servizio alla comunità, tenuto conto che in paese è l’unica
• Promuovere la famiglia significa essere capaci anche di fare un passo indietro nei propri interessi economici, quando si intravede che nuovi posti di lavoro daranno pane e futuro ai nuclei familiari