Omelia del parroco per la Messa esequiale di Sandro Siviglia, 6 agosto 2019
Cari fratelli e sorelle.
1. Nella liturgia dei defunti – vi sarete accorti, magari con un po’ di stupore – il fratello che ci ha lasciato viene spesso chiamato “servo del Signore”, oppure “il tuo servo”.
Come mai si usa questo vocabolo che veicola un concetto che alla nostra sensibilità forse più non piacere troppo? Perché il defunto viene chiamato “servo”?
A dispetto di ciò che può sembrare di primo acchito, il titolo “servo” è un titolo onorifico. Lo dice Gesù nel vangelo di Giovanni: “Se uno mi vuol servire mi segua. Se uno serve me, il Padre lo onorerà” (Gv 12,20). Allora la parola “servo” significa propriamente “discepolo”, ossia uno che segue il Signore Gesù, uno che gli sta accanto, che condivide la sua vita. In un altro passo del vangelo di Giovanni, Gesù esclama: “Non vi chiamo più servi, ma amici” (Gv 15,15). E ciò non rappresenta una contraddizione rispetto a quanto detto poc’anzi; questa parola di Gesù ci offre infatti la lettura più profonda del servizio che si presta al Signore: la sua trasformazione in amicizia.
La parola “servo” apre dunque a scenari a cui difficilmente pensiamo immediatamente. Quando diciamo che un defunto è “servo del Signore” ci riferiamo a questi scenari, che sanno di intimità profonda con Gesù, proprio come quelli che la festa di oggi – la Trasfigurazione – pone dinanzi ai nostri occhi. Là sulla montagna, dinanzi allo sguardo attonito di Pietro, Giacomo e Giovanni, si compie la “metamorfosi” di Gesù: il suo volto brilla come il sole e le sue vesti diventano candide come la luce. L’amicizia con Gesù ci “tira dentro” questa metamorfosi e ci assicura che essa è già in opera dentro di noi: noi non siamo incamminati, infatti, ad essere “sfigurati”, ma “trasfigurati” e questo processo presuppone il morire, così come è avvenuto per Gesù. La trasfigurazione, infatti, ha rappresentato – per così dire – un “indizio” di ciò che sarebbe stata la risurrezione, che è stata preceduta necessariamente dalla morte.
2. Mi piace vedere la figura del nostro Sandro in queste coordinate: servo del Signore, quindi suo amico, partecipe della sua intimità e dei suoi misteri, in via di trasfigurazione.
Ciò che più mi ha colpito in Sandro è stato proprio il suo profondo spirito di fede, che si traduceva – altrimenti la fede resta teoria – in un altrettanto profondo spirito di preghiera. Noi conosciamo il Sandro che preparava e serviva la Messa, che recitava il Rosario tutti i giorni alle 17.30. Ma forse pochi conoscono il Sandro della prolungata, silenziosa preghiera vicino all’Eucaristia, che non ha abbandonato fin quando le forze glielo hanno permesso. Forse pochi conoscono il Sandro che con regolarità, anche in questi ultimi mesi, celebrava il sacramento della confessione. La vita ordinaria del discepolo del Signore è ciò che la rende straordinaria. L’ho già ripetuto molte volte: la nostra fedeltà al Signore non consiste nell’impeccabilità, ma nella decisione di tornare a lui costantemente. E ciò si realizza nell’ordinarietà della nostra vita di fede.
3. Mi è stato chiesto che venisse proclamato il brano evangelico in cui Gesù affida a Maria il discepolo amato e a questi Maria, proprio per sottolineare l’inteso amore filiale di Sandro per la Vergine. Il testo che abbiamo ascoltato dice che Giovanni “prese con sé Maria”. Possiamo davvero dire che Sandro ha seguito le orme di Giovanni! E forse non è un caso il fatto di celebrare le sue esequie non solo nel giorno della Trasfigurazione, ma anche in quello in cui la nostra parrocchia inizia la novena alla Madonna Assunta in preparazione alla festa patronale del 15 agosto. Sandro quest’anno l’Assunta l’ha voluto festeggiare accanto a lei in cielo.
4. Ci mancherai, caro Sandro!
Ci mancheranno i tuoi scoppi di riso di fronte a qualche battuta;
ci mancherà la tua presenza discreta e signorile;
ci mancherà il tuo servizio umile puntuale;
ci mancherà la tua voce che ogni giorno intonava il Rosario;
ci mancherà il tuo passo svelto.
Sappiamo però che ora, dopo la purificazione della malattia, il tuo sguardo si perde nella bellezza di Dio di cui Maria Immacolata ed Assunta è il più bel riverbero.
Noi preghiamo per te, affinché, se ci fosse ancora qualche cosa da purificare ciò avvenga presto.
Siamo sicuri che tu ti ricorderai di noi; dei tuoi cari innanzi tutto; di noi sacerdoti; della grande famiglia parrocchiale.
Arrivederci, Sandro!
Arrivederci in Paradiso!