LA GIUSTIZIA E LA FEDE
LA GIUSTIZIA E LA FEDE
Cari fratelli e sorelle, quando parliamo di “giustizia” noi la intendiamo in chiave quasi esclusivamente sociale. Ma ci sono altri rapporti di giustizia, che trascendono la dimensione sociale e che ne stanno a fondamento. Mi riferisco innanzi tutto alla FEDE. La risposta che l’uomo dà all’iniziativa di Dio nei suoi confronti si chiama FEDE, che – come ho avuto modo di spiegare già più volte – comprende i contenuti della fede (le verità che dobbiamo credere) e l’atto del credere, ossia la relazione con il Signore Dio, che è sostanzialmente FIDUCIA in Lui, in quando affidabile. La mancanza di fede è la pratica misconoscenza di questo legame con Dio dal quale in nostro personale essere dipende. Per questo primo motivo, la mancanza di fede è un atto di INGIUSTIZIA proprio in quanto, negando il rapporto con Dio che si esprime nella FEDE, inocula nella nostra vita un rapporto ingiusto con Lui. Ma c’è un livello più profondo, che ha a che fare, in questo caso, con il mistero dell’incarnazione, passione, morte e risurrezione del Signore Gesù. Sto parlando, in questo caso, non della fede in senso generico, ma della FEDE CRISTIANA. Non avere fede in Gesù, significa commettere un grosso atto di ingiustizia nei suoi confronti, misconoscendo, cioè, tutto ciò che Egli ha fatto per noi. Sì, chi non crede in Gesù, dopo aver conosciuto ciò che Lui ha fatto per noi, è non solo ingrato, ma anche ingiusto. E così di seguito: chi non esprime attraverso la partecipazione domenicale (di ogni domenica, non ogni tanto, quando se ne ha voglia …!) la sua fede in Gesù, oltre che per altri aspetti, pecca anche contro la GIUSTIZIA; vale lo stesso per chi non prega, senza parlare di chi bestemmia o irride il Vangelo. Una delle accuse che più ci dà fastidio – in genere – è proprio l’accusa di essere persone ingiuste: ecco, la mancanza di fede e la mancanza dei gesti che esprimono la fede (come la Messa della domenica, la preghiera, l’aiuto ai bisognosi etc.) dimostra che siano persone che non osservano la GIUSTIZIA, ossia siamo persone scorrette. Poi questo discorso discende a cascata e assume implicazioni anche di carattere sociale. Pensiamo, solo per fare un esempio, al rapporto singolare che si crea tra un uomo e una donna a motivo del patto del matrimonio. A volte si sente dire che quando cessa l’amore viene meno anche l’obbligo della fedeltà. Ma che strano modo di ragionare è questo? Se tu hai fatto un patto con tua moglie/tuo marito per tutta la vita (tale è il matrimonio), patto che comprende evidentemente la fedeltà e tu la infrangi per questo o per quel motivo sei non solo adultero, ma anche INGIUSTO. Lo stesso vale anche nel caso fosse l’altro ad infrangere la fedeltà: se tu fai lo stesso sei ugualmente ingiusto, perché il patto matrimoniale rimane tale, anche se uno dei due contraenti non lo rispetta. Qui si capisce come l’amore coniugale non sia semplicemente affetto, ma comprenda anche un rapporto di giustizia, che rimane anche qualora – Dio non voglia! – l’affetto venisse meno. E’ duro questo discorso? No, è serio. Poi dobbiamo fare i conti con la fragilità – lo sappiamo – tutti ne facciamo esperienza. E il Signore è grande nel perdono! Ma non si deve barare dal punto di vista dei principi. FEDE – FEDELTA’ – GIUSTIZIA sono strettamente familiari. Ci sarebbero interessanti applicazioni da fare, ma – per ora – le lascio a voi. Concludo però con una parola della Scrittura, che ci aiuta a capire ciò che sopra ho detto; San Paolo afferma che “con il cuore si crede per ottenere la giustizia” (Romani 10,10).