NATALE COL FESTEGGIATO: GESÙ CRISTO!
NATALE COL FESTEGGIATO: GESÙ CRISTO!
Cari fedeli, per prepararci al Natale, vi offro un brano dell’omelia tenuta la Notte di Natale dell’anno 2000 dal card. Giacomo Biffi, arcivescovo di Bologna.
Una speranza più forte di ogni dubbio e di ogni eventuale scetticismo ci ha convocati in quest'ora insolita attorno alla scena insolita di una nascita in una stalla. Ma anche il neonato è un insolito personaggio. Proprio stanotte si compiono i due millenni da che egli è entrato nella vicenda umana e l'ha segnata, tanto che dalla sua comparsa l'umanità misura il progredire del tempo ed enumera gli anni. E noi ci riteniamo davvero avventurati di poter vivere questa straordinaria ricorrenza, che ci emoziona e ci allieta. In colui che a Betlemme ha visto la luce ci stupisce la coesistenza di opposte connotazioni. C'è in lui un contrasto che ci provoca e al tempo stesso ci affascina: egli è così incredibilmente povero, che la sua culla è una rozza mangiatoia, momentaneamente sottratta al suo uso abituale; ed è così eccelso in dignità che il suo ingresso nell'esistenza è onorato da un concerto che non ha precedenti: una moltitudine di creature celesti canta per lui un inno di gloria e di pace. E' debole e senza parola, come tutti gli infanti; ma il profeta, che abbiamo ascoltato, ci ha detto che "sulle sue spalle è il segno della sovranità ed è chiamato ‘consigliere ammirabile' " (Is 9,5). Forse è appunto questa sua misteriosa ambivalenza a costituire per noi l'auspicio e la promessa che finalmente abbiamo trovato, per le nostre pene e i nostri guai, un aiuto inedito e decisivo. Abbiamo trovato qualcuno che può rispondere alle nostre implorazioni di soccorso perché è uno di noi, vicino e partecipe della nostra povertà esistenziale; e insieme è uno che viene dal cielo e porta con sé l'energia liberatrice e rinnovatrice di Dio. Quante volte nella storia gli uomini sono stati illusi e poi immancabilmente delusi dai miti, dai personaggi, dalle ideologie, che promettevano un riscatto e una stagione felice! Questa volta però abbiamo davvero "trovato"; la voce dell'angelo non teme smentite: "Ecco, vi annunzio una grande gioia" (Lc 2,10). E' una gioia vera, che è offerta all'umanità intera. Non è riservata a pochi (i potenti, i ricchi, gli intellettuali: cioè i soliti privilegiati ai quali è normale che siano destinate le buone notizie), ma "sarà di tutto il popolo" (ib.), ci assicura il messaggero divino. E' la gioia di aver incontrato qualcuno che ci può scampare dalle molteplici miserie dei nostri giorni terreni: "Vi è nato un salvatore" (Lc 2,11). Quel bimbo, che è il "Dio con noi", per toglierci dall'avvilimento del peccato commesso e dalla tirannia del male incombente, si immolerà sulla croce; quel bimbo - che è il "Dio potente, il Padre per sempre, il Principe della pace" (come l'ha chiamato il profeta: Is 9,5) - per liberarci dall'angoscia di dover finire annientati dalla morte, risorgerà dal sepolcro e ci assocerà alla sua vittoria pasquale. Ed è, più profondamente, la gioia di sentirsi amati: questa piccola creatura, avvolta affettuosamente in fasce da mani materne e verginali (cfr. Lc 2, 7), è un dono del Padre: il dono più grande e più sorprendente che potessimo mai ricevere. Come sta stupendamente scritto nel vangelo di Giovanni: "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna" (Gv 3,16). Egli è stato ed è l'anelito anche inconsapevole di ogni cuore. L'hanno atteso e l'attendono quanti si sentono come esiliati in una terra nella quale non riescono a percepire come vorrebbero la verità, la giustizia, la pace, la fraternità, la saggezza. Coloro che aspirano a questi valori, magari inconsciamente aspirano a lui; coloro che operosamente tentano di conseguirli per quel che possono, nella realtà già si avvicinano a lui; coloro che, poco o tanto, si sacrificano per affermare e diffondere tali valori, già sono in una iniziale ma autentica comunione con lui. Il Natale è dunque la grande festa di quanti esplicitamente o implicitamente - nel segreto della loro coscienza e nella testimonianza fattiva della loro vita - hanno accolto il Verbo che "si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi" ( Gv 1,14) e hanno da lui ricevuto il "potere di diventare figli di Dio" (Gv 1,12).
Così il card. Biffi. Da queste pagine giungano a tutti i miei auguri più sinceri ed affettuosi. Ricorderò tutti, ma proprio tutti, nella notte di Natale e la benedizione del Signore fatto uomo per noi raggiunga ogni persona e ogni casa.