L’ASSEMBLEA PARROCCHIALE: QUALCHE CONSIDERAZIONE

  • 10/11/2018
  • Don Gabriele

L’ASSEMBLEA PARROCCHIALE: QUALCHE CONSIDERAZIONE

Cari fedeli,

il 21 ottobre, come ricorderete, abbiamo tenuto assemblea parrocchiale. Aperta dall’intronizzazione del libro dei Vangeli e da un breve ma intenso momento di preghiera, nel corso del quale abbiamo recitato l’antica preghiera allo Spirito Santo, chiamata, dalla prima parola: Adsumus (ossia: Eccoci dinanzi a Te), si è snodata attraverso la prolusione del Parroco e la presentazione dei vari gruppi parrocchiali, seguiti da alcuni interventi liberi e dalle conclusioni del sottoscritto. La prima considerazione che mi sento di fare a margine di questo momento riguarda l’abbondanza di “presenze” motivate. Questo dato mi induce a ritenere come effettivamente – è già stato detto del resto – le “radici” della nostra comunità parrocchiale siano ancora ben radicate sul territorio. La variegata composizione dell’insieme dei gruppi testimonia inoltre una “copertura” piuttosto estesa dei vari settori pastorali. Anche lo “spirito” che anima i differenti gruppi mi sembra ben sostenuto. Occorre mantenere vivo questo ricco patrimonio di impegno, rimotivandolo sempre più profondamente. Tocchiamo qui il punto nodale: di che genere devono essere le motivazioni? Chiaramente non vanno escluse quelle che caratterizzano la scelta di far parte di un gruppo piuttosto che di un altro: esse sono di natura psicologica, affettiva; riguardano l’inclinazione, l’interesse, l’affinità e via dicendo. Tutte cose da tenere in debita considerazione. Tuttavia la motivazione principale per i gruppi di una parrocchia deve essere senza dubbio quella ecclesiale, che fa propria cioè la missione stessa della Chiesa. Avevo toccato nella mia prolusione alcuni degli elementi relativi a questa motivazione e avrò modo di farli conoscere pubblicandoli sul prossimo numero del Chronicon. Qui mi limito a ricordare come tutti i gruppi che lavorano in parrocchia devono essere animati dalla passione per l’annuncio del Vangelo, che passa anche attraverso la testimonianza della coesione, della ricerca dell’unità, del superamento dei pregiudizi, della capacità di relativizzare le asprezze che dovessero insorgere. Passione per il Vangelo e per l’unità significa avere come minimo comun denominatore da parte di tutti i gruppi non la propria affermazione, ma il servizio, che si declina nella grande attenzione al cammino comunitario, a partire dal quale si organizza il tempo e il modo di vita del gruppo. Avevo detto, nelle conclusioni, raccogliendo anche qualche “suggestione” da parte degli intervenuti, di prestare grande attenzione alle “sovrapposizioni” dei programmi, tenendo sempre davanti agli occhi il calendario generale della parrocchia per evitare che capitino. Devo dire che il pomeriggio di domenica 21 è stato per me (e non solo, in base alle “risonanze”) un bel momento di Chiesa, nel quale la gioia di appartenere al Signore e la gioia di essere comunità di discepoli suoi si sono fuse insieme. Sta a noi non disperdere questo patrimonio e farlo quindi fruttificare per il futuro. Ma avremo modo di ritornarci su e di vivere altri momenti assembleari, strutturati in modo diverso e complementare a quello da poco vissuto. Camminiamo insieme sotto lo sguardo di Gesù e mettiamo sempre la nostra vita al servizio del suo Vangelo. Esso è buona notizia per tutti: lavorare per il Vangelo (nella variegata sinfonia dei nostri gruppi) porta vita buona alla nostra gente.

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