COME VIVERE IL TEMPO PASQUALE
COME VIVERE IL TEMPO PASQUALE
È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, proclamare sempre la tua gloria, o Signore, e soprattutto esaltarti in questo tempo nel quale Cristo, nostra Pasqua, si è immolato». Questo è l’invito pressante che dai Prefazi del Tempo pasquale ci giunge costantemente. In esso è contenuto non solo l’invito a lodare e glorificare Dio, come in ogni prefazio liturgico, ma si aggiunge che tutto ciò ha una ragione speciale per essere fatto «soprattutto in questo tempo». È opportuno allora cercare di mettere a fuoco ciò che rende speciale questo tempo e individuare i motivi fondamentali che alimentano questo atteggiamento di lode della Chiesa.
1. Due premesse
Per accostare in modo corretto e fruttuoso questo tempo liturgico è utile tenere presente queste due premesse. La prima riguarda la concezione unitaria di questo tempo. Esso dura cinquanta giorni e si estende dalla solennità della domenica di Risurrezione fino alla solennità della Pentecoste. Tuttavia le domeniche successive a quella della Risurrezione sono chiamate domeniche “di” Pasqua, non domeniche “dopo” Pasqua. È come se questo tempo fosse una sola domenica, che si estende per la durata di tutto il periodo, fino a Pentecoste. La seconda premessa concerne una caratteristica tipica dell’anno liturgico, che consiste nel seguire una duplice logica: da un lato, sembra ritmato in modo da ripresentare la vita di Cristo nel suo sviluppo “biografico”; dall’altro, usa i vari tempi liturgici per approfondire il significato del mistero di Cristo per la vita della Chiesa. Così è del tempo pasquale: in parte ricalca il numero complessivo dei giorni in cui il Signore è apparso “risorto” ai suoi discepoli, fino alla sua Ascensione, per giungere poi alla discesa dello Spirito; per un'altra parte, però, presenta il valore di Cristo risorto per la Chiesa e del cristiano. In quest'ottica, i testi biblici che vengono proposti vanno anche al di là di questa specifica fase temporale della vita di Gesù.
Il percorso del tempo pasquale
Il tempo pasquale diventa quindi una “sosta” celebrativa e meditativa sulla risurrezione di Cristo e su ciò che essa ha inaugurato per tutta la realtà della vita. Nello stesso tempo, la successione delle domeniche e delle solennità propone un percorso di approfondimento della nostra fede che si snoda attraverso quattro possibili piste da seguire. 1) Anzitutto, nel Tempo pasquale celebriamo la risurrezione di Cristo attraverso la testimonianza di coloro che lo hanno incontrato “risorto”: un incontro che non ha semplicemente ripresentato un Gesù ritornato in vita, ma che ha fatto sperimentare la sua “pienezza di vita”. Il Risorto rivela che veramente il Padre ha accolto e reso eterno il gesto estremo del Figlio, che donando la sua vita ha espresso l'amore totale, incondizionato e fecondo di Dio per il mondo intero. Gesù “doveva” attraversare la passione perché si potesse manifestare pienamente la sua gloria. In Lui, che ha dato la vita per noi, vediamo la gloria stessa di Dio: “Chi ha visto me ha visto il Padre” (Gv 14,9). Ora che è asceso al cielo e siede alla destra del Padre, il Signore Gesù abbraccia tutto il mondo e lo attira a sé. 2) Una seconda pista importante da seguire ci mette in contatto con la nascita e lo sviluppo della Chiesa, come viene narrata soprattutto nelle prime letture, sempre attinte al libro degli Atti degli Apostoli. Qui si vede una comunità che ha nella risurrezione di Gesù il motivo della sua esistenza: ne fa il centro della sua predicazione, trova in Lui la ragione della propria speranza e della forza nella tribolazione, si appoggia su di Lui come sulla pietra angolare, per divenire il nuovo tempio spirituale. 3) La terza pista da seguire ci orienta verso lo stile della vita cristiana, la quale, proprio perché fondata sulla risurrezione di Gesù, è animata da una speranza viva, da una pazienza e una tenacia invincibile. Il modo di stare nel mondo da parte dei cristiani è segnato dal primato attribuito a Lui, con la disponibilità a “rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi” (1Pt 3,15). 4) Una quarta che può opportunamente essere messa in luce riguarda il fatto che la risurrezione di Cristo concerne anche il cosmo e tutte le creature. In Lui risorto è già cominciata la vita piena di una parte del nostro mondo. Questo ci ricorda che la vocazione alla pienezza coinvolge anche il mondo in cui viviamo e ci aiuta a vederlo come una “materia sacramentale” con la quale possiamo già ora, seppur limitatamente, esprimere la bellezza della vita futura. È anche un forte richiamo a rispettare e custodire il valore del mondo come “creazione di Dio”, da condividere con tutti. Lo Spirito, che è stato effuso sul mondo, lo invochiamo anche perché venga a “rinnovare la faccia della terra” (cfr. Sal 103). Buon tempo pasquale!
Il vostro parroco
Don Gabriele