La Fera de San Bernardin

  • 15/05/2022
  • Don Gabriele

La Fera de San Bernardin

Scavando nei ricordi di infanzia emergono sensazioni e sentimenti indelebili attorno a taluni eventi significativi della nostra comunità religiosa e civile di Castiglione. Fra le tante manifestazioni disseminate per tutto l’anno, conserva un particolare rilievo, la Festa della Madonna di San Bernardino nel mese di maggio, comunemente detta la Fera de San Bernardin. Successivamente poi ribattezzata con l’aggiunta di Festa del Ringraziamento.

Le notizie sulle origini della Festa, riportate sulla pubblicazione “La storia di Castiglione d’Adda attraverso le Associazioni”, rimangono vaghe e meriterebbero ulteriori ricerche e approfondimenti; sarebbe auspicabile che qualche castiglionese appassionato le potesse sviluppare.

Tornando ai miei ricordi riemerge la sensazione che provavo già nell’avvicinarmi al luogo della Festa, vale a dire sul limitare del paese (le Canet), del profumo-odore della “tiralaca” che sprigionava nell’aria da un banchetto adiacente alla chiesa, dove mani esperte filavano e rifilavano zucchero caramellato e non so quali altri ingredienti. Non si poteva dire di essere stato alla festa senza aver gustato almeno un pezzetto di quel prodotto… ormai scomparso. Poi c’erano i vari banchetti dei “bombi” (dolciumi) e tante altre cose che accendevano il desiderio e l’entusiasmo di noi bambini e solo quello, poiché il borsellino della maggior parte dei nostri genitori era piuttosto sigillato, a meno che la generosità dei sacerdoti, dopo la “funsiòn” accontentava moderatamente la gola dei chierichetti. Un altro ricordo era l’attraversamento del tunnel del fosso, sempre scarso d’acqua, che attraversava la strada da sud a nord, prima della chiesa; questo fosso ora non esiste più, ma rimane il ricordo di come la considerassimo un’impresa coraggiosa, senza contare le immancabili scivolate nel tunnel e il conseguente ammollo seguito da solenni sgridate della mamma al rientro a casa.

Sicuramente oggi la Festa, rapportata al passato, è irriconoscibile. La Fiera era come una cornice che arricchiva una fede religiosa e di devozione alla Madre di Dio (per tanti anni sulle mura della casa a sinistra della facciata della chiesa c’era stata la scritta Santuario della Madre di Dio). I Castiglionesi sono stati sempre molto devoti alla Madonna di S.Bernardino e lo attestano i molti ex voto, ora relegati in alcuni vani attigui alla sagrestia, che testimoniano le grazie ricevute. Anche il mondo agricolo aveva particolarmente cara la Chiesa di S.Bernardino all’interno della quale aveva sponsorizzato il restauro della Cappella di S.Isidoro, patrono degli agricoltori: alla Festa andavano per propiziare la Benedizione divina, della sua Ss.ma Madre e di S.Isidoro, sulla stagione agricola ormai iniziata. Da qui, col dovuto rispetto per chi si impegna oggi, trasformare questa festa in Festa del Ringraziamento, mi pare un po’ una forzatura, quando tutta la Chiesa Italiana questa Festa la celebra a Novembre, quindi al termine della stagione agricola. Non si deve neppure scordare sempre a proposito di processioni e preghiere propiziatorie per il lavoro dei campi e non solo, che in primavera nella ricorrenza delle Rogazioni, una delle mete, partendo dalla chiesa parrocchiale era proprio la Chiesa di S.Bernardino. Forse recuperare per il futuro almeno i principi fondanti di queste tradizioni che nascevano dalla fede e dalla cultura cristiana, pur coi dovuti adattamenti odierni, non guasterebbe, altrimenti si corre il rischio di strumentalizzare o peggio approfittare di tradizioni religiose per altri scopi e fini non proprio così nobili ed elevati.

Per concludere mi viene in mente, pensando a chi, almeno negli ultimi 60-70anni, nella nostra comunità religiosa e civile, parroci e sacerdoti, sindaci e medici, responsabili di gruppi di movimenti e associazioni varie, oratorio, suore e missionari ecc., si è impegnato, un tratto della Divina Commedia, nel Cantico del Purgatorio dove si dice di Virgilio e Stazio: “Facesti come quei che va di notte, che porta ‘l lume dietro, e a sé non giova; ma di po’ sé fa le persone dotte”. (Purg. XXII 67-69). Parafrasando: sono state persone che nel buio di certi tempi hanno camminato portando luce dietro le loro spalle affinché giovasse più a chi li seguiva che a loro stessi. Per questo è necessario ricordarle e seguire i loro passi.

DAU

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